Ho letto "Capitalist Realism" di Mark Fisher e adesso non riesco a vedere le cose come prima.

Cosa sono giunto a credere

Io valgo, e non sono un talento sprecato. Il mio valore non si misura nel lavoro, né nel rendimento. Non mi identifico nel ruolo di lavoratore, ma in quello di persona. Per questo scelgo di non dare più del necessario al sistema capitalistico: non voglio alimentare una macchina che trasforma il talento in merce. Il mio disinvestimento dal lavoro non è rinuncia, ma liberazione. Reimpiego il mio talento nella vita, negli affetti, nella creatività, dove il valore non si misura in produttività ma in autenticità. Non sto nella matrice, nella gabbia, nella caverna di Platone: ho scelto di vedere la luce fuori.

Cosa credo che stia facendo il capitalismo su un tema femminile

Il capitalismo è talmente pervasivo da essersi appropriato perfino del linguaggio dell’emancipazione. Ci racconta che la libertà femminile passa dal poter lavorare e guadagnare, come se l’autonomia economica fosse sinonimo di liberazione. Ma in questo modo la dipendenza non scompare: cambia solo padrone. Si passa dal controllo del marito a quello del sistema produttivo, dal potere domestico a quello economico. E intanto le politiche sociali, le reti di cura, la solidarietà collettiva vengono smantellate o ignorate, sostituite dalla promessa tossica dell’autosufficienza individuale. Non è emancipazione, è un’altra forma di assoggettamento. Abbiamo delegato al capitalismo perfino la libertà, come se potesse concederla lui.

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What I've come to believe

I'm worth it, and I'm not a wasted talent. My value is not measured in work, nor in performance. I don't identify as a worker, but as a person. That is why I choose not to give more than necessary to the capitalist system: I do not want to feed a machine that transforms talent into goods. My disinvestment from work is not renunciation, but liberation. I re-use my talent in life, in affections, in creativity, where value is measured not in productivity but in authenticity. I'm not in the matrix, in the cage, in Plato's cave: I chose to see the light out.

What do I think capitalism is doing on a female theme

Capitalism is so pervasive that it has even adapted the language of emancipation. He tells us that women's freedom passes from being able to work and gain, as if economic autonomy were synonymous with liberation. But in this way addiction does not disappear: it only changes master. From the control of the husband to that of the productive system, from domestic power to economic power. Meanwhile, social policies, care networks, collective solidarity are dismantled or ignored, replaced by the toxic promise of individual self-sufficiency. It is not emancipation, it is another form of subjection. We have delegated even freedom to capitalism, as if he could grant it.

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Ho parlato (scritto)!